Benvenuti.
Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
Domenica 15 Maggio parteciperò a Milano ad un convegno organizzato dai ragazzi del Icke Italia Meetup.
Sono stato invitato a tenere un intervento sul neospiritualismo e sull’importanza che tale “fenomeno” ha assunto nei nostri tempi.
Non ho ancora messo a punto il mio intervento in modo definitivo, ma grosso modo si parlerà di Tradizione, esoterismo e occultismo, da Guénon fino a Lady Gaga.
Per coloro che fossero interessati, e che abitassero a Milano o nelle vicinanze, questo convegno potrebbe anche rappresentare una buona occasione per incontrarci da vicino.
La modella Lily Donaldson fotografata da Terry Richardson
Terry Richardson è un fotografo, un fotografo assai noto nel suo campo.
Lavora per riviste prestigiose del mondo della moda e del fashion, quelle riviste che creano le tendenze, che indicano la via.
Cura inoltre campagne pubblicitarie di marchi d’alta moda altrettanto prestigiosi.
Ha realizzato controverse e molto spesso censurate campagne di moda per per il gruppo fiorentino Gucci, Levi’s, Miu Miu, Hugo Boss, Anna Molinari, Costume National, Tom Ford e soprattutto Sisley e per riviste come GQ, Vogue, Interview, Harper’s Bazaar e Rolling Stone.
Innumerevoli i personaggi celebri immortalati dal suo obiettivo.
Tra i tanti personaggi immortalati dal suo obiettivo troviamo Kate Moss, Vincent Gallo, Sharon Stone, Juliette Lewis, Leonardo DiCaprio, Macaulay Culkin, Tom Ford, Eva Riccobono, Mickey Rourke, P!nk, Amy Winehouse, Marc Jacobs, Lil’ Kim, Chloë Sevigny, Nicolas Cage, Catherine Deneuve, Tony Ward, Lenny Kravitz, Dennis Hopper, Karl Lagerfeld, Jessica Alba e Britney Spears
Richardson con le gemelle Olsen, leggermente sconvolte.
Ha, tra le altre cose, posto la sua firma anche sull’ultimo calendario Pirelli, quello dell’edizione 2010.
Terry Richardson è un vero artista, noto per le sue intuizioni provocatorie e le sue opere fuori dagli schemi.
Il suo lavoro di artista lo porta spesso ad esprimere un sentimento dissacratorio.
Tra le sue opere troviamo anche un libro composto da immagini di carattere pornografico che lo vedono protagonista dietro e davanti l’obbiettivo, mentre entra in sintonia con le sue modelle.
Nella foto che segue Terry Richardson si fa fotografare con l’ironia che lo contraddistingue.
In quest’altra immagine, invece, è in compagnia di un suo ammiratore, Barack Obama.
Per il quale ha realizzato anche un ritratto.
Nell’anno 2010 tutto questo fa parte della nostra normalità.
The OBEY sticker attempts to stimulate curiosity and bring people to question both the sticker and their relationship with their surroundings.
Esistono immagini in grado di conquistare l’immaginario collettivo e di divenire dei “classici” sin dalla loro prima comparsa.
La celebre foto di Ernesto Che Guevara, ad esempio, che ancora oggi possiamo ritrovare appesa in milioni di muri o stampata sulle t-shirt, oppure la Marilyn di Andy Warhol, o la linguaccia dei Rolling Stones, e gli esempi sono numerosi.
Una di queste immagini, la più recente in ordine di tempo, è sicuramente il celebre poster realizzato nel 2008 per la campagna elettorale del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, frutto della creatività del giovane grafico ed artista Shepard Fairey.
Tale rappresentazione, oltre ad essere diventata il vero simbolo di tutta la campagna del presidente Obama, è stata imitata e parodiata innumerevoli volte, segno indiscutibile del grande impatto che ha avuto sul pubblico.
Shepard Fairey aveva realizzato tale immagine di sua iniziativa personale, essendo egli un estimatore e sostenitore del candidato democratico, e in seguito i responsabili della campagna elettorale del futuro presidente decisero di utilizzare la sua idea su vasta scala.
L’aspetto realmente curioso dietro la storia di tale “immagine” è rappresentato dal background artistico di Fairey, e dalla “filosofia” che tali opere ha ispirato.
Fairey (che si firma Obey) sin dagli anni 90 ha portato avanti un progetto molto interessante: dopo aver studiato a lungo i manifesti della propaganda delle dittature e dei regimi del XX secolo, ha deciso di riprenderne i temi e l’iconografia mutandone però il significante.
Nei suoi manifesti troviamo ancora, ad esempio, il classico agente preposto all’ordine pubblico che ci sorride, ma invece di rassicurarci sul fatto che ci “protegge”, il poliziotto di Farey ci rende noto che “ci romperà il culo”.
In un altro manifesto, lo Zio Sam, sempre sorridente, tiene in mano una serie di teschi, su cui appaiono i nomi di Democrazia, Diritti Umani, Pace, Giustizia, Privacy, Libertà Civili.
Le creazioni di Farey, in altre parole, riprendono le fondamenta della propaganda e le scardinano palesandone gli inganni; per mezzo della contrapposizione immagine/messaggio l’osservatore è costretto a riflettere su ciò che gli viene comunicato, e si raggiunge così un risultato esattamente opposto rispetto alla funzione dei manifesti propagandistici “reali”.
Ma nel momento in cui Shepard decide di realizzare un manifesto atto a sostenere una causa in cui crede, ecco che riutilizza tutte le sue nozioni sulla propaganda, e le mette in atto in maniera impeccabile; tutto questo dopo aver creato diverse opere che smascheravano quelle stesse tecniche.
E l’immagine del futuro presidente che prende così vita si dimostra davvero perfetta per il suo scopo, un esempio destinato a divenire punto di riferimento per tutti gli spin doktors delle prossime campagne.
Sembra quasi un capitolo tratto da 1984 di George Orwell – libro per il quale, tra l’altro, Shepard ha disegnato una copertina – e precisamente il momento in cui Winston Smith si ritrova tra le mani il libro proibito scritto dal dissidente Goldstein, che spiega per filo e per segno le tecniche usate dal regime per soggiogare i cittadini.
Per poi scoprire, in seguito, che Goldstein non esisteva, e che quel libro era stato scritto dagli stessi uomini del regime.
Le immagini che compaiono nell’articolo sono opera di Shepard Fairey, pubblicate sul suo sito personale, obeygiant.com.
Un sorprendente cartone animato risalente al 1931, una vera chicca per chi si interessa dei modi con i quali un certo genere di messaggi vengono diffusi per mezzo della “cultura popolare”. Già segnalato da Luigi Walt nel blog del Piccolo Zaccheo, questa breve animazione mostra il simpatico Bimbo, fidanzato della celebre Betty Boop, star del mondo dei cartoon negli anni 30, costretto a passare attraverso una serie di prove surreali, tallonato da un gruppo di inquietanti personaggi che lo invitano ossessivamente a diventare un membro della loro organizzazione. Interessante anche il cameo iniziale del più noto Mickey Mouse, alias Topolino, che sornione partecipa alla cattura di Bimbo, facendo intendere che lui “membro” della organizzazione lo era già. Il titolo dell’animazione è Bimbo’s initiation.
La Regina Elisabetta mentre si dichiara scettica riguardo le teorie di David Icke.
Ciclicamente si ritorna a parlare del concetto di “complottismo“, e non potrebbe essere altrimenti in un luogo come questo, un luogo dove si cerca di comprendere le origini degli avvenimenti che osserviamo intorno a noi. Come si è più volte detto, il termine “complottismo” in sé è fuorviante, spesso si riduce ad un contenitore vuoto all’interno del quale ognuno, a seconda della sua propensione, vi può inserire i sentimenti che questa parola suscita.
In verità, se tutta la storia fosse già stata scritta in maniera definitiva, se fosse vero che i mezzi di comunicazione di massa ci propagano tutta la verità, e nient’altro che la verità, senza nulla tralasciare, allora effettivamente ogni tentativo di ulteriore ricerca, e di ulteriore analisi, risulterebbe vano, e coloro che si ostinano a portare avanti tale operazione sarebbero dei semplici perditempo, nella migliore delle ipotesi. Non credo però che ci sia qualcuno che se la senta di sostenere che tutta la storia sia già stata scritta, o peggio ancora che si senta di affermare che l’informazione ufficiale non tralasci alcuna verità. E’ evidente che non sia così. Quindi, guardare oltre, cercare di analizzare criticamente quello che ci viene propinato, è atto necessario, se lo scopo è capire quali situazioni e quali persone realmente determinano gli eventi. Potrebbe comunque trattarsi di operazione difficile da portare a termine, oppure di un percorso che allontani ulteriormente dalla “verità”. Potrebbe, ovviamente. Ma è un’azione lecita, e ciò dimostra che denigrare in toto questo tentativo, caratterizzandolo con un termine supponente quale “complottismo”, è atteggiamento poco razionale.
Detto questo, proprio per il fatto di muoversi in terreni spesso scivolosi, sarebbe buona norma per coloro che tentano di effettuare ricerche in tal senso mantenere il più possibile un andamento prudente e ragionato, attento, scrupoloso e ponderato. Accade invece a volte che inoltrandosi nei sentieri della cosiddetta controinformazione ci si lasci prendere un po’ la mano,nel tentativo di trovare a tutti i costi delle spiegazioni a dei collegamenti di cui a malapena si intravede la trama. Si discuteva ad esempio recentemente della figura di David Icke, forse il più “celebre” tra i cosiddetti “complottisti” a livello mondiale, sicuramente il più letto ed il più seguito. David Icke è personaggio singolare: i suoi libri contengono una notevole quantità di informazioni supportate da fatti non smentibili; si è occupato della truffa e delle origini del denaro creato dal nulla, della storia e delle strutture dei gruppi bancari più influenti, ha compiuto ricerche sulle famiglie che realmente posseggono ed esercitano il potere.
Una ricerca a tratti notevole, se non fosse che Icke tende a ricondurre tutti questi legami ad una unica “stirpe”, un unico grande centro di controllo da cui tutti gli altri dipendono. Non solo, per Icke questa stirpe sarebbe differente rispetto al resto dell’umanità anche geneticamente. In passato aveva sostenuto che queste persone, i veri “potenti”, fossero in realtà dei rettili mutanti, capaci di assumere le sembianze umane per confondersi e passare inosservati. Arrivati a questo punto, probabilmente i lettori più razionali avranno già decretato che Icke come minimo possiede una “fervida immaginazione”, per usare un eufemismo. In questo modo anche tutte le sue precedenti affermazioni vengono viste come non degne di credito, e il suo lavoro corre il rischio di venire accantonato in toto, da chi affronta queste tematiche per la prima volta.
Non esiste modo migliore infatti per screditare una verità scomoda che associarla ad una palese menzogna; vi è infatti anche chi sostiene che tutta l’opera di Icke abbia in realtà questo scopo, ovvero raggruppare tutte le informazioni sconvenienti che puntualmente emergono ed accoppiarle con teorie assai bislacche, per fare in modo che nel calderone che si crea il tutto venga ampiamente screditato. Personalmente non credo che Icke e coloro che appoggiano teorie estreme facciano questo di proposito, ma ritengo alquanto probabile che questo tipo di ricerche siano viste di buon occhio da chi ha tutto l’interesse affinché non vengano prese sul serio delle verità potenzialmente pericolose.
L’agire migliore resta sempre il rimanere ancorati sui fatti, limitarsi a riportarli e lasciare che ognuno vi ragioni sopra con la propria mente, facendo i collegamenti necessari laddove questi collegamenti risultano palesi. In fondo, vi sono realtà lassù in alto sufficientemente interessanti, senza bisogno di scomodare lucertoloni mutanti, o simili.
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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