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-o- Too late to die young -o-
14 Febbraio 2009

Dresda 1945: la banalità del bene

Dresda, 13 Febbraio 1945

C’erano i buoni da una parte, e c’erano i cattivi dall’altra.
I cattivi volevano imporre la loro dittatura su tutto il mondo, i buoni si battevano per la libertà e per la democrazia.

Per fortuna, e grazie a Dio, hanno vinto i buoni, perché il bene vince sempre, alla fine, e noi oggi siamo liberi e democratici.

Questo è il mito fondante della nostra civiltà contemporanea, e questo ci viene insegnato sin da bambini sui banchi di scuola.

E i cattivi facevano veramente delle cose orribili, ed avevano una ideologia terribile.

E su questo ci sono pochi dubbi.
Ma a volte qualcosa non torna nemmeno quando si studia la storia dei buoni.
Ci fu Hiroshima, ci fu Nagasaki.

Si calcolano circa 200.000 vittime.

Fu necessario, ci viene detto.

200.000 morti necessarie.

Necessarie per cosa, verrebbe da chiedersi, per evitare cosa?

Cosa peggio di 200.000 persone che muoiono nel giro di tre giorni?

Fu necessario per concludere la guerra, ci viene spiegato.

In fondo, se i buoni hanno fatto una cosa del genere, ci sarà stato un buon motivo.

Così ci fu Hiroshima, e Nagasaki.

E prima ancora ci fu Dresda.


Dresda, 13 Febbraio 1945

Non se ne parla molto, di Dresda.
Anche i buoni a volte fanno delle cose di cui un po’ si vergognano.

Era il 13 Febbraio del 1945, 64 anni fa.

Alle ore 22.08 di martedì grasso (13 febbraio 1945) le sirene di allarme aereo vennero a interrompere i clown che si stavano esibendo nel carosello finale allo spettacolo carnevalesco del Circo Sarassini.
[…]
Due soli minuti dopo il cielo incominciava ad affollarsi: i primi quadrimotori Lancaster dell’83° squadriglia inglese lasciavano cadere grappoli di bengala che illuminavano a giorno la città, poi seguirono pochi Mosquitos, agili cacciabombardieri il cui compito era quello di individuare con bombe segnaletiche rosse l’epicentro del bombardamento, lo stadio sportivo.
I Mosquitos fecero egregiamente il loro compito: nel centro esatto dello stadio si levava ora una luminosissima colonna rossa. I bombardieri avevano il loro bersaglio.

Dalle 22.13 alle 22.30 i Lancaster scaricano sulla città le terribili bombe dirompenti da 1.800 e 3.600 libbre. Poi si allontanano in direzione di Strasburgo, volando bassi per sfuggire ai radar tedeschi. I soccorsi iniziano ad affluire dalle città vicine, mentre gli abitanti escono lentamente dai rifugi. Erano quello che attendevano gli alleati: far uscire la gente, far arrivare i soccorsi, e tornare a colpire.

La “Tecnica del massacro”.

Ore 1.28 del 14 febbraio. La seconda ondata arriva, indisturbata come la prima. Altri 529 Lancaster portano nelle stive 650.000 bombe: per lo più sono tutti ordigni incendiari. E’ l’inizio dell’inferno. Bombardando a destra e a sinistra delle zone già colpite dal primo attacco gli inglesi riescono a provocare la tempesta di fuoco. Dalle case già sventrate dalle bombe dirompenti viene aspirato ogni oggetto e ogni persona che si trovi nel primo chilometro dall’immane incendio.
[…]
Il pilota di un Lancaster rimasto indietro racconterà: “C’era un mare di fuoco che secondo i miei calcoli copriva almeno un centinaio di chilometri quadrati. Il calore era tale che si sentiva fin nella carlinga; eravamo come soggiogati di fronte al terrificante incendio, pensando all’orrore che c’era là sotto… “
Alla fine si calcola che i morti furono 135.000, probabilmente 200.000.
La II Guerra Mondiale stava giungendo a termine, la Germania era prossima a capitolare, e Dresda era una città senza impianti di produzione bellica, senza difesa contraerea, abitata da civili e da profughi che vi avevano trovato rifugio, in quanto era diffusa la convinzione che gli alleati non avrebbero avuto nessun motivo per attaccare una città indifesa che non rappresentava nessuna fonte di pericolo.

Dresda, 13 Febbraio 1945

Eppure quell’attacco ci fu, a freddo; un’operazione che aveva il solo scopo di diffondere il massacro e il panico tra la popolazione; una sorta di punizione collettiva, fatta dai buoni contro i cattivi.
E quella guerra i cattivi la persero, alla fine.

Ma furono davvero i buoni, quelli che vinsero?

 

Dresda, 14 febbraio 1945

31 comments to Dresda 1945: la banalità del bene

  • gigipaso

    difficile da commentare questo orrore

    ogni commento da parte mia è superfluo

    ciao Carlo …. b.notte

  • elio_c

    Non furono “i buoni” a vincere e a me pare che, a questo livello, i buoni neppure possano esistere. I fatti che descrivi mi sembrano un eccellente esempio dei meccanismi immani che l’uomo mette poco alla volta in piedi illudendosi di riuscire sempre in qualche modo a controllarli. Ho invece l’impressione, per quanto ancora balbettante, che tanto il tentativo di farne una questione di “coscienze da illuminare”, quanto quello di immaginare menti particolarmente malvagie (e sovraumanamente potenti) dietro a questi fenomeni, rappresenti un disperato tentativo di ricondurli alla “scala umana” per poterne, in qualche modo, almeno parlare. Ma se uno va a guardare molto da vicino non scopre alcun super-uomo nella storia, per quanto malvagio (è banalmente più facile ottenere effetti spettacolari nella direzione del male). Tanto per Hitler quanto per Churchill, non mi pare molto difficile immaginare una “costellazione psicologica” entro la quale essi potessero avvertire ciò che erano, e ciò che facevano, come in qualche modo inevitabile. Persone dai poteri assolutamente ordinari ma che si sono trovate a fare la differenza nei punti critici di immani meccanismi di retroazione: a quel punto le loro decisioni saranno anche state un lancio di dati, ma i risultati di questo lancio dovevano rimanere fra il 2 ed il 12.

  • elio_c

    “lancio di dadi”, ovviamente :)

    Ciao

  • anonimo

    Come riporta un medico tedesco vittima con la sua famiglia dei bombardamenti di Dresda egli si rivide in un filmato che, peraltro, i tedeschi erano costretti a guardare. Rivide i corpi della sua famiglia ammassati tra i tanti scarniti e sfatti (quelli devastati troppo erano stati “spostati”….). Piccolo particolare: il filmato parlava delle gassificazioni e delle vessazioni etc. subite dagli ebrei. Regia di Hitchcock

    frankad

  • Santaruina

    Ciao Gigi

    difficile davvero.

    Ma è un orrore su cui non ci si sofferma troppo, è un po’ scomodo.

    Eppure fu il maggior eccidio della storia dell’umanità.

    Mai in altre occasioni furono uccise così tante persone in un arco così breve.

    Non certo un avvenimento secondario.

    A presto

    _________________

    Ciao Elio

    sì, è un tema intricato, e come dici il tentativo di farci luce è “balbettante”, e non può essere altrimenti.

    Nondimeno, non mi stanco mai di ripetere che vi è una piccola minoranza all’origine di tutto questo.

    Quella elite che crea gli etat d’esprit di cui parlava Guénon.

    Cercherò di rendere più chiaro il mio pensiero passo dopo passo.

    Forse ci vorrà ancora del tempo, e forse il meccanismo dei blog in questo non aiuta.

    Ma ci si prova. :-)

    ______________

    Ciao Franco

    non conoscevo l’episodio che citi, sono andato per curiosità a cercare qualcosa.

    Che dire?

    Forse in un mondo migliore se ne potrebbe discutere…

    Blessed be

  • messier

    Proprio due giorni fa mia nonna 89enne mi raccontava del bombardamento alleato sopra la nostra città. Andò così. Che per settimane e settimane si susseguirono i bengala, la notte, i voli di ricognizione, altissimi, di giorno, e soprattutto gli allarmi anti-aerei. Le persone, ad ogni allarme, svuotavano i palazzi le case e le vie della città, e si rifugiavano in campagna, alla spicciolata. Poi l’allarme cessava, nessuna bomba cadeva, e tutti rientravano nelle case e nei palazzi.

    Anche quel giorno suonò l’allarme. Tutti si dettero alla fuga. Mia nonna no, perchè il suo incredibile senso del dovere la obbligava a terminare il delicato lavoro di ragioneria che stava facendo, e che proprio quel giorno gli era stato affidato per la prima volta, e per il quale non poteva, per le norme interne dell’istituto, lasciare in sospeso. Eppure il suo capo la incrociò, fuggendo, e le disse di lasciar perdere, di scappare. Mia nonna si infuriò e restò a terminare il lavoro. Poi, quando ebbe finito, un’ora dopo, se ne andò. Mentre usciva dalla città, gli abitanti che erano scappati stavano ormai rientrando. Era l’ora di pranzo. L’allarme era suonato un’ora prima. Anche questa volta non sarebbe successo nulla.

    Invece mentre mia nonna raggiungeva la periferia, sul centro della città, che stava tornando alla normalità, cominciarono a piovere le bombe. Fu un massacro.

    Questo secondo me deve anche suggerirci che l’allarme valido sarà uno solo: quando starà per succedere davvero qualcosa. Tutti gli altri allarmi servono a costruire vittime sacrificali.

  • enzas

    Nelle guerre non ci sono vincitori e vinti…solo morti, morti viventi e non.

  • qualquna

    speriamo, che la storia non si ripete, e questi orrori si dimenticano nel passato!

    La storia si deve insegnare!!!!!

    per un futuro migliore!

    un caro saluto e

    Buon fine settimana!

  • anonimo

    ciao Carlo

    riporto in maniera più dettagliata quanto ho accennato sopra, giusto e solo per precisione. In un mondo migliore, forse non saremo qui neppure a pensare di discuterne….

    “Un caso interessante è stato scoperto dal giornale inglese Catholic

    Herald, il 29 ottobre 1948. A Kassel, dove ogni tedesco adulto fu costretto

    ad assistere a un film sugli “orrori” di Buchenwald, un medico di Gottinga

    riconobbe se stesso sullo schermo, mentre osservava le vittime. Dopo un

    momento di sbalordimento, si rese conto di avere visto un documentario,

    girato dai Tedeschi a Dresda, dopo il terribile attacco del 13 febbraio

    1945: in quell’occasione il medico aveva prestato il suo aiuto.

    Dopo l’attacco aereo su Dresda, che provocò parecchie centinaia di

    migliaia di vittime, vennero raccolti i corpi in mucchi di 400-500

    cadaveri, la cui cremazione durò alcune settimane. Queste erano le

    immagini che egli aveva riconosciuto e che gli erano state presentate

    come testimonianze degli orrori di Buchenwald”……

    ……”Ma pochissimi sanno che i documentari girati dagli Alleati nei campi

    di concentramento furono montati da un esperto di films dell’orrore:

    Alfred Hitchcock, chiamato, per la bisogna, espressamente da Hollywood.”

    frankad

  • anonimo

    Non furono “buoni” a vincere. Era una guerra tra cattivi (tedeschi nazisti), cattivi (alleati occidentali) e cattivi (sovietici).

    Florian

  • toporififi

    Il libro del generale Giulio douhet, “Il dominio dell’aria” è studiato e diffuso in tutte le biblioteche militari del mondo, con grande anticipo sostiene la tesi che colpire obiettivi civili con grave danno e sofferenze alla popolazione è più efficace, dal punto di vista bellico, dell’attacco a centri e personale militari.

    E’ la caratteristica strategica della guerra moderna, che si tratti di eserciti di paesi “civili” o di “terroristi” propriamente detti.

    « Basta immaginare ciò che accadrebbe, fra la popolazione civile dei centri abitati, quando si diffondesse la notizia che i centri presi di mira dal nemico vengono completamente distrutti, senza lasciare scampo ad alcuno. I bersagli delle offese aeree saranno quindi, in genere, superfici di determinate estensioni sulle quali esistano fabbricati normali, abitazioni, stabilimenti ecc. ed una determinata popolazione. Per distruggere tali bersagli occorre impiegare i tre tipi di bombe: esplodenti, incendiarie e velenose, proporzionandole convenientemente. Le esplosive servono per produrre le prime rovine, le incendiarie per determinare i focolari di incendio, le velenose per impedire che gli incendi vengano domati dall’opera di alcuno. L’azione venefica deve essere tale da permanere per lungo tempo, per giornate intere, e ciò può ottenersi sia mediante la qualità dei materiali impiegati, sia impiegando proiettili con spolette variamente ritardate. »

    (Giulio Douhet, Il dominio dell’aria, Verona, 1932, pagina 24)

    « Immaginiamoci una grande città che, in pochi minuti, veda la sua parte centrale, per un raggio di 250 metri all’incirca, colpita da una massa di proiettili del peso complessivo di una ventina di tonnellate: qualche esplosione, qualche principio d’incendio, gas venefici che uccidono ed impediscono di avvicinarsi alla zona colpita: poi gli incendi che si sviluppano, il veleno che permane; passano le ore, passa la notte, sempre più divampano gli incendi, mentre il veleno filtra ed allarga la sua azione. La vita della città è sospesa; se attraverso ad essa passa qualche grossa arteria stradale, il passaggio è sospeso. »

    (Giulio Douhet, Il dominio dell’aria, Verona, 1932, pagina 67)

    « Ed, in ordine al conseguimento della vittoria, avrà certamente più influenza un bombardamento aereo che costringa a sgombrare qualche città di svariate centinaia di migliaia di abitanti che non una battaglia del tipo delle numerosissime che si combattono durante la grande guerra senza risultati di apprezzabile valore. »

    Il cinismo delle tesi gli valsero l’allontanamento dal comand da parte delle alte cariche militari fasciste, ma il suo messaggio venne raccolto e sviluppato senza mutarne l’idea fondamentale e Dresda sembra esserne una delle prima verifiche.

    è interessante notare che al di fuori della seconda guerra mondiale, (in cui la sproporzione di forze non consentiva altri esiti) nessuna guerra successiva, combattuta secondo queste premesse strategiche, è stata vinta.

    Un altro primato italiano che non mi rende fiero.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Douhet

  • anonimo

    Bellissimo e sacrosanto post. Anch’io ho dedicato scritti su questo scempio che molti hanno voluto dimenticare.

    Un caro saluto

  • anonimo

    Ho imenticato la firma

    Vautrin

  • anonimo

    Io mi chiedo invece se l’obiettivo di quelli che fanno la guerra oggi sia vincerla. Sul campo, intendo.

    E’ importante occupare e controllare l’Iraq o è più importante convincere gli altri che

    la democrazia ha vinto e un dittatore è stato fatto fuori?

    Lo dico per riallacciarmi al discorso del post precedente in cui si dice che una guerra post-mondiale non è mai stata vinta usando determinate strategie di controllo dell’aria.

    Forse non è stata vinta perchè le guerre si vincono con la propaganda.

    Così come la seconda guerra mondiale.

    La bomba atomica è stato un punto di arrivo, scoppiata quella è finita la nostra libertà

    ed è iniziato quel “bombardamento” mediatico e propagandistico che ha fatto sì che quelle atrocità fossero digerite e metabolizzate, e anche l’olocausto si prestava a questa funzione.

    Terrore, instabilità, pericolo incombente, scudi stellari, guerra fredda…noi abbiamo vissuto in questi 60 anni all’interno di un programma di fiction, dentro un libro di fantascienza, pensando che la trama del libro fosse la realtà.

    Poi siamo usciti da quel libro e ci siamo accorti che la realà è come nel libro, perchè siamo stati così creduloni che abbiamo finito per far diventare la realtà fantascienza. E per non prenderci le nostre responsabilità facciamo finta di credere di essere sempre all’interno di un libro di fantasy.

    Ora, dove sta la realtà e dove sta la fantascienza?

    Hanno trasformato il mondo nel gioco delle tre carte: Realtà, Idea, Finzione: e solo in pochi sanno qual’è la carta della realtà.

  • Santaruina

    Ciao Enza

    nelle guerre ci sono gli psicopatici, quelli che seguono gli psicopatici, e le loro vittime.

    E queste categorie si trovano in tutti gli schieramenti.

    A presto

    _____________

    Ciao Qualquna

    la storia spesso insegna poco, e lo f ancora meno quando è lei, la storia stessa, a non essere insegnata…

    buona domenica anche a te

    __________

    Ciao Franco

    sarebbe davvero da approfondire questo episodio, ma ho come l’impressione che non si trovi molto in giro.

    Comunque sia, ad Alfred Hitchcock fu effettivamente affidato il compito di montare le immagini dei campi di concentramento.

    A presto

    ________________

    Ciao Florian

    “cattivi” in alto, vittime in basso.

    Come sempre le posizioni non sono destra sinistra o alleati-asse, ma carnefici e vittime, alto e basso.

    _________________

    Signor Vautrin, un caro saluto anche a lei :-)

    Blessed be

  • Santaruina

    Io mi chiedo invece se l’obiettivo di quelli che fanno la guerra oggi sia vincerla. Sul campo, intendo.

    Secondo il mio personalissimo parere, la questione delle guerre odierne si può analizzare secondo due punti di vista, che non si escludono a vicenda.

    Da un punto di vista “materiale”, lo scopo delle guerre non è la vittoria, ma la guerra stessa.

    Perciò più la guerra dura, meglio è.

    La guerra garantisce ottimi affari nel campo dell’industria bellica, è questo è palese e banale, ed inoltre mantiene la popolazione in costante stato di apprensione e di guardia.

    Già Orwell in 1984 spiegava alla perfezione questo meccanismo.

    Quante volte l’amministrazione americana ha imposto le sue leggi che limitavano la libertà dei cittadini con la giustificazione del “siamo in guerra” ?

    Le democrazie hanno bisogno di un nemico perenne, necessitano della guerra per la loro stessa sopravvivenza.

    Da un altro punto di vista, le guerre sono necessarie, e devono durare il più a lungo possibile, perchè gli adoratori di Moloch hanno bisogno di vittime sacrificali.

    Anche se leggendo i libri di storia sembrerebbe che i sacrifici umani appartengono ad un passato remoto dell’umanità.

    Blessed be

  • Santaruina

    Messier

    era proprio una tecnica collaudata.

    Una serie di preavvisi, infine, dopo quello che sembrava l’ennesimo falso allarme, si approfittava del momento in cui tutto sembrava ritornare alla normalità per sferrare l’attacco.

    Però giudico estremamente importante a tale proposito il caso del generale Douhet, ricordato da Mario.

    Douhet per primo codificò in maniera “scientifica” questo genere di attacchi, spiegando i vantaggi che si ricavavano in periodo di guerra dal compiere massacri sui civili inermi.

    Era il 1932, e come viene ricordato, Douhet venne allontanato dal suo incarico dal regime fascista.

    Questo ci fa capire molte cose.

    La concezione di questo genere di massacro non è “insita nell’essere umano”.

    Per quanto massacri in passato ve ne fossero stati a ripetizione, vi erano comunque dei limiti.

    Il primo bombardamento aereo su civili nella storia avvenne durante la prima guerra mondiale, su Londra.

    Aerei tedeschi colpirono per sbaglio una scuola elementare, mentre miravano al porto, uccidendo una decina di bambini.

    Questo episodio suscitò uno scandalo enorme, ovunque, e persino i tedeschi si affrettarono a dichiarare che si era trattato di un errore.

    Non era ancora concepibile bombardare dall’alto dei civili.

    Nei decenni che seguirono questa concezione mutò, e si ebbe Dresda, Hiroshima, Nagasaki, fino ad arrivare a Falluja e a Gaza.

    Qualcosa nel frattempo era successo.

    La propaganda degli psicopatici aveva lavorato senza sosta per rendere accettabile ciò che in ogni altro periodo storico sarebbe risultato, e risultava, aberrante.

    Io resto convinto che sia tutta questione di etat d’esprit.

    Ci sono persone in grado di manipolarli, e occorre comprendere come agiscono, per poter annullare la loro influenza.

    Blessed be

  • anonimo

    buona sera a tutti,

    ricordo molto bene come creavano gli etat d’esprit durante gli anni di piombo:

    improvvisamente si spargeva la voce che ci sarebbe stato un attentato; dell’attentanto non si sapeva nulla nè luogo nè data nè chi lo avrebbe fatto, l’unica cosa che si sapeva era che “la notizia proviene da fonte certa” ma non quale fosse la fonte. Il resto lo faceva la paura, la voglia di protagonismo, la fantasia e le congetture diventavano certezze.

    E si evitava di prendere treni, partecipare a manifestazioni, frequentre luoghi affollati ecc.

    Nella maggior parte dei casi non succedeve nulla; qualche volta l’attentato avveniva davvero, al momento giusto perchè le successive menzogne fossero vissute come verità e la “tensione” non calasse mai sotto un certo limite.

    Sandro

  • Asoka

    mio caro Carlo ma non sai che la storia è scritta dai vincitori?

  • toporififi

    La questione dei cadaveri di Dresda mi lascia un po’ perplesso, non capisco come persone che vivevano in Germania all’epoca del bombardamento potessero essere scheletrici come i corpi di quelli delle riprese di Buchenwald o degli altri campi di sterminio, va bene la guerra e il razionamento, ma mi sembra un po’ strano.

  • toporififi

    Inoltre Hitchcock non era un maestro del cinema dell’orrore, vista la scarsa presenza di sangue nei suoi film, ma della suspence.

    Il suo consiglio fu di utilizzare riprese molto lunghe in modo da evitare l’impressione del montaggio ad arte, quindi una tecnica molto differente dalla sua che prevede cambi improvvisi e attese senza azione.

    Se poi si vuole discutere alla dimensione data all’evento della shoà, è un altro paio di maniche.

    é sempre una cattiva idea usare il sangue per cancellare altro sangue.

  • Santaruina

    Asoka, già.

    Però questa volta i vincitori erano i buoni… ;-)

    A presto

    __________

    Sandro, è una strategia che dà sempre i suoi frutti.

    Come u vecchio trucco che si sa che funzionerà in ogni caso.

    _____________

    Mario

    considerazioni sensate le tue.

    In ogni caso si tratta di un campo non esplorabile, quindi ogni dubbio è destinato a rimanere tale.

    Su Hitchcock invece direi che si trattò di una operazione alquanto infelice.

    Se si voleva documentare un crimine bastava un soldato con una telecamera.

    Chiamare un regista hollywoodiano significava chiaramente voler aggiungere drammaticità a dei fatti che non lo necessitavano.

    Significava rendere “spettacolo” anche la tragedia di migliaia di persone (milioni).

    Pessima cosa, a parer mio, e nullo rispetto per i morti.

    Blessed be

  • anonimo

    L’esempio “Hitchcock” è marginale a fronte di ben altra campagna “di marketing” relativa “all’argomento”.

    La falsificazione di fotografie riproducenti atrocità della guerra, per esempio, non è un fatto

    nuovo. Consiglierei la lettura del libro di Arthur Ponsonby, “Falsehood in Wartime” [I falsi nella guerra] (Londra, 1928), che contiene montaggi fotografici

    delle “atrocità” tedesche, addirittura nella nella prima guerra mondiale.

    Riguardo l’argomento “più attuale”, un’opera eccellente su montaggi fotografici è il libro del politologo Udo Walendy, Bild Dokumente fur die Geschichtsschreibung [Documenti fotografici per la storiografia] (Vlotho/Weser

    1973). Prendiamo per esempio una fotografia esaminata nel libro, “radiografata” e “smascherata” come fotomontaggio. Si esaninano due fotografie ed un attento esame revela subito che le figure in piedi sono ricavate dalla prima fotografia e che davanti ad esse è stato montato un mucchio

    di cadaveri. La palizzata è stata eliminata: ecco come si ottiene una nuova fotografia. Questa evidente falsificazione si trova a pag. 431 del libro di R. Schnabel, Macht ohne Moral: eine Dokumentation über die SS (Potere senza morale: una documentazione sulle SS), con la didascalia Mauthausen (Walendy

    riporta altri 18 esempi di falso fotografico dal libro di Schnabel). La stessa fotografia è riprodotta anche negli Atti della Corte Internazionale di Giustizia

    Militare, vol. , pag. 421, per dare un’immagine clel Lager di Mauthausen. Si trova, senza didascalia in: Eugene Aroneau, Konzentrazionslager – Documento

    F. 321 per il Tribunale Internazionale di Norimberga; in Heinz Kuhnrichs, Der-

    KZ-Staat (Berlino 1960, pag. 87); in Vaclav Berdych, Mauthausen (Praga 1959); e in Robert Neumann, Hitler, Aufstieg und Untergang des Dritten Reiches

    (Monaco 1961).

    Riprodotta agli atti…..

  • Santaruina

    Ciao Franco

    già, si tratta di trucchetti di cui i vincitori hanno sempre fatto uso.

    Dai casi che citi fino alle clamorosamente false foto della guerra in ossezia.

    Ma i libri di cui parli sono in commercio oppure sono biglietti per il carcere? :-)

    Blessed be

  • anonimo

    Infatti, caro Carlo, è dalla cella 234 che ti scrivo…. :-)

  • toporififi

    Dunque, ogni indagine dovrebbe portare a un esito, e questo avere un significato.

    Specialmente quando si tratta di una materia scivolosa come la storia.

    Sotto un certo aspetto ritengo che sia giusto scoprire e prendere atto degli abusi, da qualsiasi parte siano stati commessi, abusi e crimini, che non sono la stessa cosa.

    Ho letto del ritorno delle isole Solowsky al loro primitivo ruolo di insediamento monastico, nonostante sia stato uno dei gulag più feroci e attivi nello sterminio dei “non graditi” non se ne è fatto ne un museo ne si è cercata una rivalsa, i morti vengono ricordati al vespro e in altre occasioni e semplicemente si ricomincia da dove si era stati interrotti.

    La memoria è viva e non è strumento che di meditazione.

    Ma se non si può fare a meno di fare le pulci ai vincitori, specialmente del secondo conflitto mondiale, è meglio farlo con delicatezza, camminiamo ancora su tanto di quel sangue.

    La demonizzazione del nemico è da sempre un aspetto della guerra, la fotografia ha dato un contributo considerevole e si è arrivati a risultati piuttosto sofisticati, non vedo però nella drammatizzazione di documenti con montaggi fotografici un fatto determinante, è abbastanza naturale che il vincitore nasconda le sue porcate e amplifichi quelle del nemico, e la descrizione del montaggio di due foto non significa che quei cadaveri fossero un falso, così come la descrizione di una battaglia vinta mette in luce l’eroismo dei vincitori e in rare occasioni quello di alcuni nemici, giusto per evidenziare la propria superiorità morale nell’ammetterlo.

    La retorica è una disciplina classica.

    Ma torniamo al significato di questa indagine, quando anche si determinasse con certezza che i morti nei campi erano 4 milioni e non 6, o 3 milioni o uno; sono già troppi e il progetto, se non fosse stato fermato, sarebbe andato avanti nella sua miserabile efficienza, tanto più che la documentazione fu raccolta dagli alleati e dai russi oltre che da fonti indipendenti.

    Il problema mi sembra che sia più opportuno vederlo da un altro punto di vista, non una giustificazione dei tedeschi limitando l’efferatezza della loro ideologia e delle azioni conseguenti a questa, ma la constatazione che i vincitori assumono dai perdenti molto più di quanto vorrebbero ammettere e tendono a rimodellare il loro modus operandi alimentandolo con gli strumenti di maggior efficacia che il nemico gli ha contrapposto.

    Vincere una guerra non fa diventare migliori.

  • Santaruina

    Sono d’accordo col tuo tuo discorso Mario.

    Personalmente, in questo discorso, scorgo un punto particolarmente importante.

    E’ vero infatti che “è abbastanza naturale che il vincitore nasconda le sue porcate e amplifichi quelle del nemico“.

    Quello che non è naturale è il finire in carcere se si indaga in tal senso.

    Se tali ricerche sono destinate ad essere nulle, o facilmente smontabili, non si capisce infatti perchè non vengano permesse, come qualsiasi altra indagine.

    Gli storici sono lì apposta.

    Ma qui siamo di fronte ad un tabù.

    Ed i tabù suscitano sempre interesse, specialmente in una civiltà che vorrebbe presentarsi quale laica e secolarizzata.

    Per quanto riguarda le cifre, io credo che già una sola persona uccisa per quei motivi sia già troppo.

    Perchè è il pensiero di fondo che rende quel crimine orribile.

    Ma quelli fissati con le cifre sono altri, persone per le quali, a quanto pare, dire quattro invece che sei è motivo sufficiente per finire a fare compagnia a Franco nella cella 234.

    A dire il vero non serve nemmeno dire 4 invece che 6, basta chiedersi ad alta voce “ma da cosa si evince che furono 6?”.

    Tutto questo mal si concilia con quelli che sulla carta sono i principi fondanti della cultura contemporanea.

    A presto

  • anonimo

    Sull’argomento, o meglio “intorno” all’argomento si svolge “Slaughterhouse 5” di Kurt Vonnegut, che credo proprio per questo sia stato per anni censurato.

    Se non lo avete letto ve lo consiglio.

    Tango

  • Santaruina

    Ciao Tango

    per chi fosse interessato su google books si possono leggere i primi capitoli del libro di Vonnegut:

    Mattatoio n.5

    A presto

  • anonimo

    la banalità del bene…

    di contro…

    la il fascino grandioso del male

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