La sposa era bellissima.
Aveva voluto indossare l’abito bianco, come si usava nei vecchi tempi, nonostante sapesse che le autorità non avrebbero visto di buon occhio queste manifestazioni di sentimentalismo nostalgico.
Antonio, lo sposo, attendeva sull’uscio della chiesa, e sorrideva a parenti ed amici mentre nervosamente si aggiustava per l’ennesima volta i polsini della camicia che spuntavano di qualche centimetro di troppo sotto le maniche un po’ corte della giacca.
Farsi fare gli abiti su misura era privilegio di pochi, ed i negozi di vestiti non erano molto forniti: ci si doveva accontentare.
Magda si stava avvicinando, accompagnata dallo zio Pietro.
Si era imposta di essere forte e solare, ma in quel momento non poté non pensare a suo padre, morto esattamente un anno prima durante un attacco suicida; stava aspettando il treno nella stazione di San Giovanni, quel treno che lo avrebbe riportato a casa dopo un anno di prigionia.
Pensò che il vecchio Marino la stava comunque osservando dall’alto, e quel pensiero le diede la forza di mantenere il sorriso con il quale salutava la folla degli invitati che si apriva al suo passaggio.
Avrebbe voluto che ci fosse anche Marco, il suo giovane fratello minore.
Marco, Marco il ribelle.
Una parte di lei non gli aveva mai perdonato il fatto di avere abbandonato la famiglia per entrare a far parte della resistenza.
Era partito con altri giovani quando non aveva nemmeno 16 anni, e da allora non aveva più saputo niente della sua sorte.
Non avrebbe mai potuto perdonarlo per questo, anche se in fondo alla sua anima provava una grande ammirazione nei suoi confronti, per il modo in cui aveva deciso di sacrificare tutto quello che aveva nel nome di un ideale maggiore.
Magda si fece forza: quello era, in ogni caso, il giorno più bello della sua vita.
Antonio l’accolse con una carezza, ed insieme entrarono nella chiesa dove Don Vittorio li stava già aspettando, in piedi dinanzi all’altare.
Prima di entrare, il giovane sposo diede un’ultima occhiata al cielo dietro le sue spalle.
La chiesa era stata preparata nel miglior modo possibile, e le donne del paese avevano lavorato tutta la settimana per dare un senso di dignità al loro piccolo tempio, con tanto di fiori e teli colorati che ricoprivano le falle delle pareti bersagliate dai bombardamenti dei mesi precedenti.
C’era stato un tempo in cui un edificio come quello sarebbe stato dichiarato “non agibile”, ma quelle formalità erano ormai un ricordo custodito nei libri di storia.
“Antonio e Magda, davanti a noi tutti, celebrano l’unione del loro amore, e noi tutti, davanti a loro, prendendo il loro amore quale esempio, celebriamo la vittoria della vita sulla morte, quella vita di cui Antonio e Magda si fanno oggi simbolo.”
I fedeli conoscevano bene la passione di Don Vittorio per i discorsi retorici, e le sue omelie erano spesso oggetto di scherno nel bar del paese.
Ma quel giorno nessuno sorrise all’udire le sue parole.
Quello tra Antonio e Magda era il primo matrimonio che si celebrava a Magenta da tre anni a quella parte, e nessun discorso sarebbe apparso troppo retorico per una occasione del genere.
La cerimonia si concluse in fretta, e finalmente gli sposi con i loro invitati raggiunsero la cascina di Franco, il fratello di Antonio che aveva messo a disposizione la sua corte per il banchetto.
Al cibo ci avrebbe pensato lo zio Pietro, che il giorno prima aveva ucciso Pallino, il maiale che da tempo faceva crescere e che fino a quel momento rappresentava la sua più grande ricchezza.
Ma per lo zio non si trattava di un sacrificio, e avrebbe fatto il possibile per garantire alla sua giovane nipote un pranzo nuziale degno di questo nome.
I musicisti, ingaggiati dallo zio in cambio di un piatto di carne, diedero inizio ai festeggiamenti, ed una musica ritmica e trascinante si diffuse nell’aria di quel caldo pomeriggio estivo.
Per qualche momento il tempo pareva essersi fermato, e nessuno pensava alle truppe d’occupazione dell’esercito dell’Unione Asiatica, ai blocchi dei soldati cinesi ed al coprifuoco imposto dalle autorità locali.
Quella era una festa, una vera festa, come non se ne vedevano a Magenta da anni, da quando la coalizione Asiatica aveva invaso la penisola per deporre il governo del dittatore Micheletti.
Tutto era iniziato dieci anni prima, quando Il Consiglio dei Saggi d’Oriente, l’organo che guidava l’Unione Asiatica, aveva accusato Micheletti di dare protezione ai membri del Database, l’organizzazione terroristica che aveva avvelenato la rete idrica di Honk Kong provocando 20.000 vittime.
Micheletti aveva negato, con grande sdegno, e, come non bastasse, aveva accusato il Consiglio dei Saggi di aver provocato l’incidente per avere un pretesto per invadere le nazioni europee che ancora si rifiutavano di entrare a far parte della Federazione Mondiale, di cui l’Unione Asiatica era il membro più influente.
La risposta asiatica fu quindi immediata, e nulla poté il debole esercito italiano contro l’offensiva dei potenti mezzi cinesi e coreani.
Nonostante le facili vittorie iniziali, però, gli asiatici non riuscirono mai ad avere il totale controllo della penisola, e a dispetto della presenza di oltre 200.000 soldati dagli occhi a mandorla sul suolo italico, i giovani della resistenza, i terroristi, come venivano chiamati dagli occupanti, erano ben lontani dal deporre le armi.
Ma quel giorno nessuno pensava agli occupanti, e ognuno cercava per quanto poteva di godersi la musica e la carne di maiale, sapientemente cotta ai ferri.
I balli si fecero sempre più frenetici, l’oblio era infine riuscito a conquistare anche il più malinconico degli invitati, e tutti si sentivano come sospesi nel tempo, in un luogo in cui vi era posto solo per la gioia e per la speranza che l’unione dei due giovani rappresentava.
Antonio e Magda si guardarono, ed ognuno vide negli occhi dell’altro il vero motivo per continuare a lottare contro una sorte e contro un mondo che nessuno avrebbe mai voluto affrontare.
Si guardarono a lungo, avvolti dalla musica e dalle grida di gioia dei loro amici, finchè Antonio alzò gli occhi al cielo, e vide il drone che si preparava ad eseguire la sua missione.
“Mio Dio, non oggi…”
Poi vi fu lo scoppio.
Il consiglio dei saggi ha annunciato questa mattina che un’altra operazione contro i terroristi del Database è stata portata a termine nella giornata di ieri con successo.
L’operazione ha avuto luogo in una cascina nei pressi di Magenta, da tempo sospettata di essere un covo delle forze eversive.
Nell’operazione sono stati eliminati 95 membri del Database.
Marco spense la radio, dopodiché scoppiò in lacrime.
la tua visione, mio caro Carlo, si sta incupendo sempre di più. Trasuda angoscia questo racconto. Dov’è finita la speranza? forse in un mondo che alimenta la paura sarebbe il caso che qualche voce si alzasse a dire che "no, non è vero che bisogna vivere nella paura". La speranza va nutrita. non trovi? Comunque il racconto mi è piaciuto. ciao carissimo
Durante un rastrellamento è stata trovata una videocassetta, passata subito in visione dai saggi, dove Pietro, in una lingua sconosciuta, forse un dialetto del luogo, subito tradotta dai saggi poliglotti, rivendica alcuni attentati terroristici.
Nel mentre lo fa con un coltello sgozza un maiale, gridando:
"Farete tutti quanti questa fine, porci orientali!".
Pyter
Ciao Antonio.
E’ vero, si tratta di un racconto triste, ma come si evince anche dalle note di Pyter e Rumenta, questa storia è ispirata da un fatto vero:
RAID SU BANCHETTO NOZZE, MORTI ALCUNI CIVILI
Ho solamente cambiato l’ambientazione e i nomi dei protagonisti.
Così come "database" non è un nome di fantasia, ma l’esatta traduzione di un altra celebre organizzazione.
A presto
Ciao Antonio.
E’ vero, si tratta di un racconto triste, ma come si evince anche dalle note di Pyter e Rumenta, questa storia è ispirata da un fatto vero:
RAID SU BANCHETTO NOZZE, MORTI ALCUNI CIVILI
Ho solamente cambiato l’ambientazione e i nomi dei protagonisti.
Così come "database" non è un nome di fantasia, ma l’esatta traduzione di un altra celebre organizzazione.
A presto
a questo punto sostituire ad italia, afghanistan ed a coalizione asiatica, nato, ed il gioco è fatto.
bel racconto, complimenti davvero, mi ha commosso.
rumenta
Ciao Antonio.
E’ vero, si tratta di un racconto triste, ma come si evince anche dalle note di Pyter e Rumenta, questa storia è ispirata da un fatto vero:
RAID SU BANCHETTO NOZZE, MORTI ALCUNI CIVILI
Ho solamente cambiato l’ambientazione e i nomi dei protagonisti.
Così come "database" non è un nome di fantasia, ma l’esatta traduzione di un altra celebre organizzazione.
A presto
veramente toccante, da brividi.
Grazie
fiore
E’ interessante notare che il tuo racconto ci ha colpiti, commossi e in qualche modo l’abbiamo sentito più vicino di quanto non succeda leggendo del fatto in cronaca internazionale.
A questo punto le questioni sono due; o il giornalismo, e in generale la verità dei fatti ci sono diventate indifferenti e la fiction continua a far breccia nei nostri cuori, o il giornalismo ha raggiunto e maturato un tale livello di cinismo e di raffinatezza nel trasmettere la morte di esseri umani come un inconveniente tecnico da aver raggiunto l’obiettivo di renderci insensibili alla sofferenza, a meno che non sia mediata da una qualche forma d’arte.
Ma forse in questa seconda ipotesi sta proprio il significato della necessità dell’arte per gli uomini, come mezzo di immedesimazione e di contatto con ciò che ci è sconosciuto.
Noi, in fin dei conti, non sappiamo nulla di cosa significhi vivere in Afghanistan, o in Nigeria o nel Darfur, riceviamo notizie di morte quotidiana e ci incazziamo attribuendo colpe a questo o a quello, ma in fondo non ne siamo coinvolti, abbiamo bisogno per partecipare di una mediazione artistica, che ci faccia essere in qualche modo invitati a quel banchetto, vedere la sposa nella sua felicità di percepire la vita con i suoi dubbi e contrasti, e vedercela togliere dall’assurdità di un raid aereo di criminali travestiti da soldati per sentirne lo strazio.
Questa funzione dell’arte è necessaria a noi uomini, l’iconoclastia non poteva vincere, con la tua piccola icona ci hai portati laggiù.
grazie,
faccio sempre fatica a leggerti perchè il mio cuore non mi condede tregua.
le lacrime sono il mio sollievo.
grazie
Mich67
DataBase è AlQueda, giusto?
DataBase è AlQueda, giusto?
Esattamente
All’epoca dell’invasione sovietica in Afghanistan la Cia aveva preso i contatti con i guerriglieri afghani, e la lista dei nomi di questi combattenti, foraggiati dai servizi segreti americani, era stata catalogata.
Questo era detto il database, e la traduzione in arabo di questo termine è Al qaeda
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Fiore e Mich, grazie a voi.
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Mario
sono d’accordo con te.
Essendo esseri umani, la nostra naturale predisposizione ci porta a sentirci più vicini, più "empatici", con le situazioni che conosciamo, perchè le confrontiamo con le nostre esperienze.
Inoltre, nel sentire di 20, 30 o 100 morti inconsciamente concepiamo un numero, mentre se di quei morti cominciamo a conoscere i nomi, le storie, le aspettative, ecco che la sensazione cambia.
A presto
" Inoltre, nel sentire di 20, 30 o 100 morti inconsciamente concepiamo un numero, mentre se di quei morti cominciamo a conoscere i nomi, le storie, le aspettative, ecco che la sensazione cambia. "
E’ ciò su cui si fonda il successo della propaganda bellica (e per bellica intendo anche quella in ‘tempo di pace’).
38 ribelli morti a seguito di un raid delle forze di pace in Burkiristan.
Strage alla stazione di San Maffeo, l’Italia piange 10 vittime del terrorismo tra cui una giovane coppia in partenza per il viaggio di nozze e un’anziana di Lecce che avrebbe riabbracciato il figlio dopo dodici anni.
C’è gente che queste cose le studia parecchio (e anche ben pagata, suppongo).
_gaia_
Racconto toccante, denso di sentimento ed è solo questo che lo distingue dalla cronaca così come ci viene trasmessa.
E’ proprio il vissuto umano che ci porta a condividere le storie…
Antonio
Cacchi, io abito vicinissimo a Magenta……
Ho ambientato il racconto a magenta sostanzialmente perchè mi piaceva il nome, lo trovo molto allegorico.
A presto
Dall’articolo segnalato :
"La coalizione le autorita’ afghane stanno indagando sulle notizie relative a vittime non combattenti nel villaggio di Wech Baghtu – ha detto in una nota il comandante Jeff Bender, vice portavoce delle forze americane in Afghanistan – Se gente innocente e’ morta in questa operazione, chiediamo scusa e porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie e al popolo dell’Afghanistan".
Translation : "Oops sorry…"
Neuropeo
Le scuse in effetti le potevano anche evitare.
No le scuse fanno parte del loro metodo: come diceva (parafraso) il protagonista di "Apocalypse Now": " prima li prendiamo a mitragliate e poi ci mettiamo un cerotto, e’ la menzogna…"
Dalle citazioni cinematografiche avrete subodorato che ero io….
Pike Bishop
Non imparero’ mai…..
Sì, decisamente c’è del vero in questo.
A presto
ciao Carlo
ringraziamo i saggi…..
m***a……!!!!!
C’è troppa saggezza là in alto.
Ciao Gigi
Mi ha commosso questa cosa che hai fatto. Io penso che possiamo solo ringraziarti per questo scritto…
Ci vuole tutta l'ignoranza della quasi totalità degli Occidentali, e la loro incapacità a rendersi conto di quanto gli altri uomini siano diversi da loro, per arrivare al punto di immaginare il popolo cinese che si leva in armi e marcia alla conquista dell'Europa; un'invasione cinese, se mai dovesse avere luogo, non potrebbe essere che una penetrazione pacifica, e in ogni caso non è questo un pericolo imminente.
René Guénon in Oriente e Occidente
(I.4 Terrori immaginari e pericoli reali)